Premesso che mia mamma è una donna assai felice e appagata, che la nostra famiglia, vale dire io, lei e gli amici che ci siamo scelti durante il nostro percorso insieme, è fonte di gioia e serenità, ci sono opinioni che purtroppo non riesco proprio a condividere. Prima di tutto ci sono donne che, spero davvero di non offendere la vostra limitata visione del mondo, non sentono l’indomabile desiderio di figliare.
Non è scritto su nessun articolo della costituzione che felicità richieda obbligatoriamente di avere una prole. La vita umana è fatta di così tante gioie, che dipende dalle nostre inclinazioni naturali perpetuare quelle che ci fanno sentire bene e ci completano.
Ci sono donne che sono felici con una carriera galoppante e altre che sognano di vedere il mondo e vivere amori passeggeri. E quindi, dove sta il problema? Esattamente cosa ci dà l’autorità di sapere cosa è meglio o giusto per gli altri? Secondo punto, per me fare un figlio è un atto di estremo amore. E parlo per esperienza diretta.
Mettere al mondo un figlio può rivelarsi il gesto più egoistico del mondo. Un figlio è un’altra persona che dipenderà totalmente da noi, e non parlo da un mero punto di vista economico, anche se non è un fattore proprio da sottovalutare.
Un figlio è un esserino innocente che vedrà in noi tutto, imparerà dai nostri pregi e dai nostri difetti, stravolgerà le nostre vite, i nostri orari, metterà a dura prova nervi e pazienza, avrà bisogno di noi, sempre. Ed essere genitori non qualcosa che puoi improvvisare, non è pagare un corso di nuoto o lasciare che ci pensi il partner.
Essere genitori è mettere la tua vita nelle mani di una creatura che nata da te (o accolta) e fare tutto quello che puoi per vedere sul suo volto la gioia di vivere.
Essere genitori è amare e farlo sentire amato, soprattutto quando il mondo lo butta giù.
È insegnargli ad amare se stesso e non cercare conferme altrove.
È crescerlo con dei valori sani e dargli gli strumenti per vedere il mondo da solo.
È ricordargli che è nato dall’unione del vero amore, anche se poi la vita ha separato i cuori dei suoi genitori.
Essere genitori è mettere il suo bene sopra ogni cosa, persino sopra le tue necessità, a patto di quelle primarie, perché se non siamo persone appagate loro lo sapranno.
Essere genitori significa rendersi conto che i bambini ascoltano, capiscono e ci guardano, non importa se non arrivano al metro di altezza e ancora non pronunciano correttamente tutte le lettere.
E come ho già accennato mettere al mondo un figlio lo si fa con una persona che amiamo quasi più di noi stesse, ma ho detto quasi, perché l’amor proprio è essenziale.
Ecco, finché non troverò quella persona da amare incondizionatamente, follemente ed immensamente, e che mi tratti allo stesso modo, ecco finché non lo troverò continuerò ad amare me, la mia vita, i miei affetti senza fretta e senza timore di essere incompleta.
Guardo allo specchio la donna che sono, ripenso alla piccola me, goffa e sensibile dell’età del liceo, quando pensavo che a 26 anni avrei avuto tutto, marito, figli e carriera e mi rendo conto che significa crescere. Mi rendo conto che le cose della vita non sono mai come le immagini finché non ti butti nel mondo ed inizi a vivere. Nel momento in cui capisci che sei completa con te stessa e che non ti serve nessuna metà è il momento in cui puoi affrontare la vita e prenderne solo il meglio.
Forse non troverò mai l’uomo con cui dividere la mia quotidianità, quello con cui fare un figlio e comprare casa. Forse sarò io, un gatto e un passaporto pieno di timbri. Forse troverò l’amore vero maschile quando il mio utero andrà in pensione e ci godremo le gioie di una vita di coppia.