Viviamo in una società in cui devi baciar la terra perché sei diventata mamma, ma nessuno ti fa sentire in diritto di essere arrabbiata per tutto ciò a cui hai rinunciato. C’è un momento della giornata che detesto: quando al mattino mio marito accompagna nostro figlio a scuola, poi mi saluta per andare a lavoro… chiudo il portone e mi ritrovo nel silenzio di casa nostra. In quel momento il vuoto è immenso, il silenzio della casa diventa assordante…
Ogni mattina, in un attimo, mi ritrovo a scontrarmi con quello che ho perso della mia vita: il mio lavoro, le mie abitudini, i miei obiettivi, il mio orgoglio. Quella carica che avevo ogni mattina, la voglia di vestirmi e truccarmi e sentirmi bella per andare a lavorare, per vivere le mie giornate da “donna in carriera”, quel sorriso che anche nei momenti di stanchezza non se ne andava mai, quella grinta, la forza di una leonessa che sentivo nelle mie vene e che ora non sento più.
Ora convivo con la costante sensazione di essere “solo” una mamma.
Per quanto io sia consapevole della fortuna che ho di poter crescere e vivere mio figlio in ogni istante, allo stesso tempo sono consapevole di aver perso troppo di me. Essere mamma è la più bella ed appagante avventura della vita, amo mio figlio più di ogni altra cosa al mondo, ma questo paese che ci esclude dal mondo lavorativo nel momento stesso in cui decidiamo di seguire il nostro istinto materno, la nostra natura, è totalmente ingiusto.
Ci toglie una parte di noi che per anni abbiamo costruito, ci toglie tutte le aspettative, ci toglie la nostra vera forza. Ogni mattina mi sveglio già stanca, spenta, demotivata, so che non avrò altro che panni da lavare, stendini da ritirare, faccende domestiche.
In quelle ore lontane da mio figlio non ho altre aspettative, ma non posso rassegnarmi al fatto che la mia vita sia tutta qui. Ho passato gli anni più belli della mia vita in giro per il mondo, a lavorare in ogni città in cui avessi occasione di farlo, per migliorare la mia conoscenza delle lingue, per poter un giorno lavorare a contatto con le persone di qualunque parte del mondo, per interagire con diverse culture, per poi scoprire che l’unica voce che sento ogni mattina è solo la mia se mi vien voglia quanto meno di mettermi a cantare sotto la doccia.
Ogni giorno la voglia di scappar da questo paese che non ci tutela, diventa sempre più forte, perché, comunque, mi tengo una piccola speranza che in qualche parte del mondo la realtà sia differente, e questa è l’unica cosa che nessuno potrà togliermi, la speranza che le cose prima o poi saranno diverse per me, per noi.