Ragazze oggi non potevo esimermi dallo scrivere questo blogpost. Non tanto perché sarà l’argomento di punta dei prossimi mesi, e probabilmente pure il tormentone dell’estate 2017. Volevo condividere con voi questa incredibile emozione per quello che ieri notte è stato incoronato come 67esimo vincitore del Festival di Sanremo, Francesco Gabbani.
Avete presente quando ai tempi delle medie (anche primi anni di superiori) ascoltavamo boyband del calibro di Backstreet Boys e Five e sognavamo di sposarci il Nick Carter di turno (nel mio caso Brian Little, i gusti si sa son gusti). Beh, ecco, mercoledì sera sono tornata a quei tempi, e siamo sincere, quando noi eravamo teenager non avevamo l’appeal delle Lolite moderne, eravamo timidi bruchi che avrebbero dovuto aspettare anni, prima di fare il nostro sbalorditivo ingresso in scena. Ovviamente non tutte, quindi chi era già esteticamente bella, per favore eviti di farci sentire piccoli scafandri e continuiamo questo mio racconto.
Francesco Gabbani e la folla grida un mantra
Era la terza serata di Sanremo 2017, devo essere sincera, avevo preferito perdere la prima parte della puntata per guardare Split, il nuovo film di M. Night Shyamalan. Tornata a casa, però, ho acceso la TV e proprio in quel momento entrava lui: Francesco Gabbani. Me lo ricordavo vincitore di Sanremo Giovani nel 2016 e Amen l’avevo pure cantata. A suo tempo avevo anche googlato per capire il suo percorso professionale, ma nulla più. Poi, quest’anno, entra in scena con tanto di scimmione, con un brano particolare e un titolo che mi ha sorpreso ancora di più, Occidentali’s che?
Beh ragazze, non presto grandissima attenzione all’inizio della performance, stupita più che altro dalla scelta del look, maglioncino arancione, pantalone e baffetto. Se è vero che “orange is the new black”, stiamo sul palco dell’Ariston e tu ancheggi al fianco di un gorilla mascherato? Ecco, yellow girls, proprio in quel momento di snobbaggio (concedetemi questo neologismo), nell’istante in cui lo stavo prendendo un po’ in giro con la mia migliore amica, ecco che sorride.
Chiamatelo sbem, patatrac, colpo di fulmine, ma da quel momento Francesco Gabbani per me è diventato un gran figo. Cioè l’anno scorso l’avevo completamente ignorato, io questo sorriso non lo avevo mica notato. Inutile dirvi che non mi sono persa più una serata, iniziando persino uno spam massivo sui canali social.
La cosa principale, però, che questa infatuazione mi ha permesso di andare oltre un balletto e la spettacolarizzazione di una performance, per cercare di scoprire qualcosa di più del Gabbani musicista. Ero rimasta colpita, dopo che aveva vinto Sanremo Giovani, dalla sua età, un “debuttante” non proprio di primo pelo. Ho iniziato quindi a leggere articoli online, ho riascoltato Occidentali’s Karma e ho schiacciato play sui brani di Spotify. Ne sono rimasta positivamente colpita. Tanto per fare un po’ di spoiler amo da impazzire Eternamente Ora.
C’è un posto che tengo nascosto per te
Ci sarebbe tanto da dire sul Gabba artista, cantautore, autori di brani anche per mostri sacri del calibro di Celentano e Renga, musicista, che vive di e per la musica. Magari chiedo a qualche nostra esperta musicale di fare uno spotlight sull’argomento, ora io sarei troppo di parte.
Tornando alla kermesse sanremese, non amo rimanere sulla superficie delle cose, una piccola fissazione professionale dovuta anche al mio mestiere. Il testo di Occidentali’s Karma è molto più profondo di quanto si pensi. Chi ha accostato questa canzone con altre hit da youtuber tanto in voga nel nostro paese, non ha una minima idea di quel che c’è dietro “la scimmia nuda”. Ho anche sentito con le mie orecchie un aitante professionista del campo, chiedere a Francesco Gabbani se questa canzone vuole essere una sorta di brano premonitore e che, quindi, un giorno ci ritroveremo anche noi a ballare come scimmie nude.
Ammesso e non concesso che i comuni mortali non leggono abitualmente Desmond Morris, un giornalista (almeno per la mia idea di altissima professionalità) fa qualche ricerca prima di fare una qualsiasi domanda. Se le cose non le sai, studia, leggi, informati, anticipa sempre gli eventi. Per le mie yellow girls, che non hanno avuto modo di scoprire qualcosa in più sulla scimmia nuda, parliamo di uno studio zoologico divenuto poi antropologico quando Morris, un celebre zoologo, dopo aver valutato per anni le scimmie, ha iniziato un’analisi sull’uomo, che non è che un animale, con una sola differenza: è l’unico tipo tra le 193 specie di scimmie che non ha peli, per questo lo definisce la scimmia nuda.
Magari per questo studio facciamo un altro blogpost, perché è una dissertazione divertente, a tratti dissacrante e molto istruttiva. Quello che volevo far capire è come dobbiamo andare dietro un aspetto meramente superficiale. Chi conosce le cose, riesce a comunicare concetti importanti sotto forma di canzoni, anche quelle più orecchiabili. Non accettiamo le verità che gli altri vogliono darci per buone, cerchiamo noi stesse le risposte, sbattiamoci la testa ma facciamolo.
Noi siamo tutte scimmie nude, eternamente in bilico tra quello che essere e avere, che guardiamo sempre l’erba del vicino e ci facciamo attrarre da mode del momento, perché se non segui la corrente potresti essere considerato un diverso. Che c’è di male nella diversità? Ah boh, io a 31 anni scrivo un pezzo di domenica mattina per una cotta musicale. Al bando la banalità!
Come dice quel gran pezzo del Gabbani, possiamo pure inciampare ma la scimmia si rialza, comunque vada panta rei and singing in the rain… ah no sto ricominciando a cantare!
Sono inciampata in un sorriso, di nuovo.