L’ho trovata in un baule pieno di scartoffie. Sembrava che aspettasse solo me. Che ci posso fare, sono un’inguaribile romantica.
Una rivista che compieva 67 anni, e immaginavo le donne che l’avevano sfogliata. Donne eleganti e colte, che scambiavano con le amiche di argomenti frivoli davanti ad una tazza di tè. Donne di un’altra epoca, acconciate diversamente, vestite diversamente, donne così lontane nella nostra mente ma che io stavo riscoprendo tramite la lettura dell’articolo.
Eh sì, perché mentre sfogliavo rapita le fotografie vintage e le pubblicità disegnate a mano, mi sono imbattuta in un articolo geniale della rubrica “Italia Domanda”: è vero che il marito italiano non è casalingo?
Sono caduta dal pero! Ma come, non ci hanno sempre raccontato che la donna anni ‘50 era sottomessa e priva di qualunque potere? Eppure questa rivista che avevo fra le mani testimoniava l’esatto contrario: le donne già nel 1951 stavano iniziando ad aprire il sipario di quella pièce de théatre che avrebbe fatto da anticamera alla rivoluzione sessuale del ’68.
Le donne italiane avevano scritto ed inviato tramite lettera postale delle risposte alla domanda che il giornale aveva presentato loro nel numero precedente.
La prima lettera era di una certa Flora Antonini. Flora raccontava che era molto alta la considerazione della donna da parte dell’uomo “Egli vede nella donna la mater familias, la regina del focolare, la reggitrice del più importante nucleo sociale e, quasi sempre, anche l’amministratrice dei suoi beni, del suo stipendio, della sua paga, del suo salario.”
In tal senso voleva sottolineare la stima e il rispetto che il marito italiano riponeva nel modello di donna e moglie.
La seconda scrittrice, Lidia Alfonsi, sosteneva che in America vi era un maggiore progresso rispetto all’Italia, e che qui gli uomini dimenticavano di corteggiare la donna appena dopo il matrimonio. Lei stessa sosteneva di ricordare solamente due momenti belli del suo matrimonio: la luna di miele e una volta che il marito stette a casa per una brutta influenza.
In ultimo, la signora Antonietta Drago proponeva una testimonianza ricca di astio, sottolineando che l’uomo è il “padrone dell’harem” che è lui a gestire le finanze e a volte si reca lui stesso al mercato perché non nutre fiducia nella donna “E non ci si lasci ingannare dall’abitudine che hanno di recarsi al mercato: si tratta solo di aperta diffidenza verso la moglie, messa così sul piano della serva ladra”.
Questo spaccato sociale, incredibilmente prezioso, ci mostra due punti di vista quasi opposti.
Ma rispetto alle abitudini e alle dinamiche di coppia odierne, cosa è cambiato?
- 1º dicembre 1970 introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico italiano
- È possibile convivere seppur senza lo status ufficiale del matrimonio
- Nel 2017 circa il 75% delle donne lavora e solamente una piccola parte di queste riesce a conciliare lavoro e maternità
- In continua crescita il numero di uomini che gestisce, da solo o con la propria donna, il focolare
- In una famiglia su tre è maggiormente l’uomo a cucinare
Cosa non riesce a cambiare?
Forse non cambiano i pregiudizi fra i sessi. L’amarezza della donna che ritiene di aver subito secoli e secoli di ingiustizie e la rassegnazione maschile al fatto che “Chi le capisce le donne”?
Voi Yellow cosa ne pensate? Volete anche voi (come nella rivista del 1951) “rispondere” inviandoci le vostre impressioni e esperienze? Le più pertinenti verranno riportate citandovi (per chi volesse è possibile scrivere in modalità anonima) nel prossimo articolo! Be Yellow!