Il nulla e il tram
Mesi e anni di preparazione, una vita. Ed eccola, a guardargli il nodo della cravatta all’altare, con gli occhi zuppi di lacrime e d’amore. Sono circondati da fiori e sembrano farne parte. Il padre della sposa la lascia andare, consegnata tra dita forti e callose e degne di poter…
No, mi pare troppo. Le avevo promesso che avrei infiocchettato la storia per renderle la vita più facile, per non causarle ripercussioni noiose, insomma. Ma mi pare che la sua storia sia stata vomitata da un Harmony da adolescentelli così; in questo modo, non le renderei giustizia, non che la meriti. Ma manco è un mostro, diciamolo.
La verità è che la nostra sposina sorridente, elegante, bionda e bianca non sta provando nulla.
La fossetta adorabile che vedete sulla sua faccina non sta nascondendo nulla, se non il vuoto, l’abisso, l’indifferenza. Ha saltato di gioia con le amiche mentre sceglieva l’abito nuziale, ci avreste creduto; per un attimo, ci ha creduto anche lei, prima di capire che, no, nulla, pensava di sentire qualcosa ma era solo… nulla.
Ha abbracciato il padre che l’ha scortata fino all’altare, per poi voltarsi verso di lui e accarezzargli il viso, continuando a pensare di star toccando uno sconosciuto. Una scena toccante, tutto così credibile. Le sue pupille si sono ingrandite, perse nello sguardo dello sposo che quanto ci spera di essere amato, ma no, non è la reazione biologica del rilascio di endorfine nel corpo, non è sintomo di innamoramento. È abitudine, la perdonerete, lei non è mai stata fuori posto: ha pianto ai funerali, riso agli aperitivi, finto negli orgasmi e, ora, è innamorata, pare così.
Ve lo assicuro, se fossimo all’interno del suo sterno sentiremmo un po’ di freddo; ma nessuna melodia d’amore, nessuna filastrocca, niente.
Le campane a festa, più che essersi fermate, non hanno mai suonato.
“Evviva gli sposi” e baci e riso e “no, attenti, non buttatelo per terra che fa male ai piccioni”.
Per tutto il resto della cerimonia, gli invitati si sono accorti che la sposa è un pochino distante. “E non è da lei”,“Ma è la stanchezza”.
Nel giorno più bello della sua vita, parole sue, la sposa è distratta, sta pensando a come muoiano i piccioni col riso. Cioè esplodono o si strozzano? Ma se sei un animale così stupido da trovare attrattivo un po’ di riso, non è che un pochino te lo meriti? E la prima notte di nozze “Fatemi nipotini” ridono, la sposa pure.
E, alla fine, si spoglia e fa dei nipotini. Tutto tranquillo, tutto secondo i piani.
Il giorno dopo, la neosposina si ricorda di Missis Dalloway e della sua adorabile storia e decide che, sì, conveniva comprare dei fiori, mentre lui ancora dormiva. Chissà se le piacevano i fiori.
Che giornata uggiosa!
Il tram sta passando, la neosposina sa che non può perderlo. Il maritino si sarebbe dovuto svegliare con il profumo di gelsomino. Nel suo completino verde militare e il rossetto rosa shocking che oggi proprio non stava al suo posto, la neosposina corre.
Riesce, come è giusto e come è bello, a sedersi sul tram tenendo le ginocchia incollate tra di loro. “Biglietto, signorina”.
La signorina non risponde, sta pensando a chissà quali altri uccelli muoiono col riso. E col farro? “Signorina?”
La neomogliettina guarda i baffi del controllore, si perde nelle briciole all’interno e scoppia in un pianto disperato.
Non aveva il biglietto.
Non solo, il suo cane d’infanzia era morto tanti anni fa e perché Jessica continuava a infilarle le
gomme nei capelli? Suo padre era uno schifoso che aveva derubato l’intera famiglia. E perché non riuscivano a scomparire le smagliature?
Andrea piange perché scopre di amare il cinema muto ed il bodypainting, non tollerava il sudore e l’odore di benzina. Piange perché le piace dormire e detesta chi usa la parola “insomma”.
Il controllore è sommerso dai singhiozzi e mette via, imbarazzato, il blocchetto delle multe; stringe la mano della donna. Andrea e il suo dramma sul tram gli ricordano che ha motivi per singhiozzare anche lui, quasi lo convincono.
Andrea ama suo marito, inonda il sedile del tram anche per questo.
Il baffone e la neodonna si concedono così una mattina di vita su un tram in una giornata uggiosa, prima di scendere ad un fermata a caso perché il tutto li richiamava a sé.
“Arrivederci”.
“Arrivederla”.
Più nulla.