25 stagioni in giallorosso, 250 goal all’attivo in campionato (fino adesso), campione d’Italia e campione del mondo, marito, padre, figlio esemplare, capitano… Totti è questo e molto altro.

Domenica 28 maggio alle 20 potrebbe essere tutto finito. L’ultima bandiera potrebbe dire addio al calcio giocato, gli amanti dello sport dovrebbero salutare uno dei giocatori più forti di sempre, Francesco Totti.

Le chiamano bandiere perché diventano dei veri e propri simboli per migliaia, centinaia (a volte anche milioni) di tifosi che alla propria squadra dedicano tutto. Gioie e dolori, sorrisi e lacrime, per noi italiani si sa, il calcio è una vera e propria fede.

Quelle che vengono considerate le bandiere di questo sport, negli anni sono andate un po’ scemando, sopraffatte da mentalità individualiste e da società che hanno fatto scelte che con il lato umano avevano davvero poco a che fare.

Chi sono le bandiere del calcio? Sono quei (pochi ormai) calciatori che fanno una scelta per la vita e decidono di legarsi ad un’unica squadra. Non sempre è la stessa in cui esordiscono, quanto quella che per gran parte del loro percorso calcistico è stata l’unica a poter chiamare casa, quella città in cui hanno costruito famiglie, in cui hanno cresciuto i propri figli e in cui sono stati ultras prima ancora che giocatori.

Francesco Totti e l’AS Roma: una storia d’amore lunga una vita

Ecco voglio raccontarvi qualcosa di una vera bandiera, l’ultima in questo calcio moderno, oggi e non solo, voglio parlare di lui: Francesco Totti.

Ricordo bene quando la gente ha iniziato a parlare di questo Francesco. Era il 1997, e Totti iniziava ad aumentare la sua visibilità. Ricordo, poco tempo dopo, la puntata di Scherzi a parte, quando non c’era ancora Ilary, ma il nostro bomber optava più per una procace partenopea di nome Maria Mazza. Ricordo i poster rubati al Corriere dello Sport di papà, ricordo perfettamente le prime interviste, l’assurda timidezza di un giovane che faceva la cosa per cui era destinato: far sognare.

In pochi anni è diventato l’uomo simbolo di una squadra, l’ottavo re di Roma, con tanto di scudetto nel 2000/2001, 2 Coppe Italia, 2 Super Coppe Italiane e i Mondiali del 2006. E poi un matrimonio da copertina, una moglie splendida e tre figli meravigliosi. Francesco Totti è cresciuto insieme alla sua Roma, ha emozionato con alcuni dei gol più belli mai visti sul campo da gioco, è caduto e si è rialzato.

totti ilary

Totti ha sconfitto ogni volta le voci che lo vedevano finito.

E fidatevi, sono state tante. Lui ha smentito chi lo additava come troppo vecchio o poco vincente, come l’ignorante che non era in grado di sostenere un’intervista neanche nel post-partita, che lo derideva per quella sua parlata, così troppo romana.

Di tutte le malignità, di tutti quei gufi sui trespoli, di tutti i fantomatici esperti di calcio, la più bella rivincita per Francesco e per chi l’ha sempre sostenuto, è ripercorrere queste 25 stagioni in giallorosso e poter raccontare questa storia.

La storia di un ragazzo nato a Porta Metronia che voleva fare il benzinaio e che è arrivato nell’Olimpo del calcio.

A chi è abituato a vincere scudetti e Champions League questo sembrerà poco. Come spiegare poi a chi ha un capitano diverso all’anno che cos’è l’attaccamento alla maglia. Dicevano che fuori dal raccordo nessuno conosceva il suo nome, eppure un tizio altrettanto sconosciuto, un certo Diego Armando Maradona l’ha definito “Il miglior giocatore che abbia mai visto”. E sono sicura che il Pibe de Oro qualcosa ancora ci capisce di calcio.

Ma forse io sono di parte, io sono una di quelle che ancora crede nello sport e nei valori che veicola, una per cui il calcio era la domenica a pranzo a casa di nonna, la telecronaca di TeleRoma 56 con Lamberto Giorgi e i suoi ospiti in studio. Per me il calcio è Roma e Roma è Totti. Quindi scusatemi se domenica spero ancora che non sia l’ultima partita del mio capitano. Scusatemi se continuo a sperare di vederti ancora in mezzo al quel campo, con il numero 10 e quella camminata riconoscibile tra mille.

francesco totti smette

Perché tu 6 unico, capitano.