
The Shape of Water, l’amore arriva in forme inaspettate
Se decidessi di parlarvi di questo film, se lo facessi, cosa dovrei raccontarvi per convincervi a vederlo? Chissà… Vi direi che è stato nominato a ben 13 Oscar (con 4 statuette vinte tra cui miglior film)? Oppure che nel 2017 a Venezia si è aggiudicato il Leone d’Oro? No, quello che vi dirò invece di The Shape of Water è la sensazione che mi ha lasciato ai titoli di coda e il tenero messaggio che lancia.
È una storia romantica, questo avreste dovuto capirlo con la sua uscita tattica nelle sale italiane il 14 febbraio, ma forse sarebbe corretto definirla “diversamente romantica”. Sì, perché è un amore che, per quanto banale e conosciuto, si sviluppa tra due personaggi inconsueti: Lei, Elisa (interpretata da un’emozionante Sally Hawkins) donna delle pulizie muta, attaccata alla sua routine costruita per dare senso alla vita; Lui un essere acquatico definito “mostro” dai suoi detentori. Ecco, una storia non proprio comune che nasce però da un sentimento riconoscibilissimo a tutti: il senso di solitudine.
The Shape of Water: l’amore ci rende unici, non diversi.
Quante volte ci è capitato di sentirci soli o diversi rispetto a tutto quello che ci circonda? Come in una bolla d’acqua, lontani anni luce dagli altri, incapaci di essere visti per ciò che siamo realmente e quindi di riconoscerci. Forse è proprio questo sentimento universale che Guillermo Del Toro ha voluto descrivere nel suo film, quel desiderio di sentirsi capiti o parte di qualcosa che ci aiuti a rendere più comprensibili e sopportabili le assurdità della vita. “Forse non si desidera tanto essere amati quanto essere capiti.“, scriveva Orwell e questo è quello che traspare più di ogni altra cosa guardando The Shape of Water.
“Quando mi guarda, il modo in cui mi guarda… Non pensa a cosa mi manca o come io sia incompleta. Lui mi guarda, per chi sono, per come sono. Lui è felice di vedermi. Ogni volta. Ogni giorno”
Elisa
L’amore che supera ogni diversità e paura.
Quanto sarebbe bello potersi sentire come la protagonista del film? Scoprirsi in grado di un totale abbandono verso l’amore, tale da superare ogni tipo di paura o pregiudizio. Avere il coraggio di battersi per vivere quest’emozione e di darle la possibilità anche di sconvolgere completamente le nostre vite.
Se non facciamo niente, noi non siamo niente.
Elisa
Quindi, se non vi ho convinte io, non vi rimane che guardare domenica notte gli Oscar in diretta e decidere sul da farsi. Io intanto vado a scegliermi il prossimo film da vedere e chissà che non riesca ad incontrare per caso anche io un “fidanzato- girino” in qualche sala!
Ho visto “la forma dell’acqua” venerdì sera. Non so se sarò mai in grado di dire/scrivere quello che mi ha fatto provare. So solo che per circa 20 minuti dopo essere uscita dalla sala mi sono sentita completamente travolta da tutti i sentimenti che scaturisce specie nelle ultime scene del film. Guillermo Del Toro lo conosco bene: un regista fuori dal comune (se non avete visto “Il labirinto del Fauno” e vi è piaciuto “La forma dell’acqua” cercate di farlo il prima possibile!) che, però, ha ben chiari i sentimenti che vuole trattare e il modo in cui lo fa ti lascia addosso un senso di inquietudine misto a concretezza di vita assurda. Vi giuro, non so come farò e semmai ci riuscirò a dire cos’ho provato scoprendo scena dopo scena cosa stesse accadendo a Elisa e alla tua vita…ma ci proverò!