quel che resta del giorno
La letteratura classica dell’800, e una parte di quella del ‘900, ci ha descritto la vita nobiliare nelle dimore inglesi. Downton Abbey ce l’ha fatta vivere, Kazuo Ishiguro ce la presenta rovesciando il punto di vista, lasciando che a parlare sia un maggiordomo, elemento immancabile e complementare di tutte le buone famiglie d’Inghilterra. Il maggiordomo che tutto conosce della casa, ma che molto ignora della vita al di fuori delle mura domestiche.

Il momento migliore per riflettere è senza dubbio la sera, quell’attimo finale del giorno in cui raccogliamo i pensieri e tiriamo le somme della giornata appena trascorsa. È anche quel momento della vita, vicino alla vecchiaia, in cui consideriamo quale è stato lo scopo della nostra esistenza. Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi? Se sì, come li abbiamo raggiunti? C’è ancora un margine di miglioramento? Oppure abbiamo fallito?

Una settimana di libertà per attraversare la Cornovaglia e per viaggiare dentro sé stessi. Viaggiare apre gli orizzonti, fa vivere esperienze, ma soprattutto ti riporta indietro nel passato tra pensieri e ricordi.

Quel che resta del giorno, quel che resta delle nostre convinzioni

Una lettera di Miss Kenton, è la scusa che Mr. Stevens, integerrimo maggiordomo, adopera per intraprendere questo viaggio. Lo scopo è quello di riportare la donna, un tempo cameriera, a Darlington Hall. Mr. Stevens fallisce in questo obiettivo e per la prima volta nella sua vita si ritrova seduto in riva al mare, proprio sul finire del giorno, a pensare alla sua vita. La sua carriera è stata magnifica, ha raggiunto livelli incredibili, e la sua idea di dignità come persona è rimasta intatta negli anni.

Quello che l’uomo non riesce a vedere di sé, è che per tutti questi anni è rimasto chiuso dentro un’idea di istituzione, quella del maggiordomo, che lo ha portato ad una vita solitaria, fatta di lunghe attese e lunghi silenzi; che lo ha visto testimone di uno dei momenti storici più difficili, quale la seconda guerra mondiale, senza rendersi conto che i suoi servigi non hanno in nessun modo influenzato gli eventi (anche se lui ritiene che un’argenteria ben lucidata possa aver avuto il suo effetto!); e che la sua dedizione verso il defunto padrone, non salva il vecchio proprietario dall’etichetta di “nazista” che lo accompagna anche dopo la morte.

Nonostante ciò, Mr. Stevens si prepara a dare ancora il massimo con il nuovo proprietario di Darlington Hall, un americano, che con tutte le sue stranezze, resta pur sempre il suo padrone. Dovrà imparare di nuovo a comportarsi di maniera e dovrà in qualche modo rispondere alle battute di spirito che il Mr. Farraday è solito fare, mettendo da parte tutto il suo English self control.

Quel che resta del giorno è un libro lento, che scorre calmo lungo le strade della Cornovaglia. Una descrizione minuziosa dell’idea di maggiordomo e di servitù che rispecchia fedelmente l’immaginario del lettore. Un’Inghilterra del dopoguerra che cerca invano di risollevare le sorti di una Germania, a suo dire, già troppo condannata e colpevolizzata.

Da questo libro,vincitore del Booker Prize, nel 1993 il regista James Ivory ha tratto un magnifico film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson. Da vedere assolutamente!