
Love Actually visto con gli occhi di due trentenni (o quasi)
Mettete una domenica sera un po’ malinconica, due amiche a cena a casa (di cui una emotivamente fragile per una rottura fresca), e aggiungete pure un boccia di vino bianco. Ecco che avrete l’ambientazione perfetta per una serata casalinga, tra ottimo cibo e filmetto strategico.
Che tipo di film? Ovviamente ci siamo buttate sul genere commedia-sentimentale, quel genere di pellicole che, nei momenti in cui vedi tutto nero, ti fa sognare e ristabilizza il tuo profilo romantico. Ogni tanto tocca farsi aiutare anche dalla settima arte, e non possiamo sempre guardare mappazzoni pluripremiati, concedeteci un po’ di scanzonato amore.
Tra le decine di papabili film, c’era in lizza anche la goliardica Bridget Jones e la distratta Drew Barrymore di Scrivimi una canzone, ecco che ci viene l’illuminazione: “Ma se guardassimo Love Actually?“. Erano diversi giorni che questo titolo emergeva nelle nostre conversazioni, soprattutto per i rumors di un prossimo sequel, e quale migliore occasione per rivederlo se non la serata ad alto tasso yellow?
Love Actually reboot
Erano diversi anni che non guardavamo questa pellicola, sinceramente è stato come vederlo per la prima volta. Il nostro approccio è stato diverso, gli occhi di chi ha superato i 25 anni filtrano certe immagine e certi dialoghi in modo diverso.
Le esperienze vissute sicuramente ci hanno permesso di affrontare diversamente questa pellicola, a 15 anni sognavi che il tuo fidanzato del liceo ti si presentasse fuori dalla porta con tanto di musica e cartelli, dopo i 25 realizzi che, se non obbligato da un regista, un uomo non arriverebbe mai a fare una cosa del genere. Ecco che i ruoli cambiano, da donne intraprendenti e in piena fase di emancipazione si riesce finalmente a leggere tutte quelle sfumature ironiche di questo film: probabilmente anche io un giorno, come Liam Neelson, arriverò a dire a mio figlio che nel caso incontrassi Gerard Butler non esiterei un attimo a sbatterlo fuori di casa, alla faccia dei perbenismi.
Però, nonostante il cinismo covato in anni e anni di relazioni e appuntamenti con vari psycho, è quasi impossibile arrivare fino in fondo, tra un escusazio e una stupiderias, senza sciogliersi.
Alla fine, quello che conta davvero, è riuscire ad emozionarsi, a 20 anni come a 30, riuscire a conservare quella genuità tipica delle donne, di quelle yellow girls che sanno combattere ma non vogliono smettere di sognare.