
È il 6 settembre quando dentro la buca delle lettere, trova un invito per una rimpatriata delle superiori: proprio dal mondo dalla quale era fuggita.
Deciderà di andarci, sperando di potersi prendere qualche rivincita, con mille paure e mille insicurezze.
Incontrare nuovamente Luca, poi, la rendeva nervosa e senza speranza.
Un racconto d’amore, di sensazione ma anche di consapevolezza che, a volte, gli anni che passano servono proprio a maturare e crescere.
La conversazione viene interrotta dagli storici amici di Luca, che lo prendono e lo portano via.
L’unica cosa da fare è prendere un altro bicchiere di vino bianco, ghiacciato.
Davide: “Stella Stellina, devo dire che invecchi proprio bene. Non come la maggior parte delle tue compagne. Vecchie, appesantite ma sempre arpie”.
Io: “Davide Davidino. Lo prenderò come un complimento”.
Davide: “Io mi sono sposato a 25 anni con Teresa, la mia vicina di casa. Non abbiamo avuto figli perché non li volevamo. Adesso mi rendo conto che non voglio più nemmeno Teresa, ma non ho il coraggio di dirglielo”.
Io: “Davide, butta giù un po’ di vino bianco, vai a casa e liberati, sei sempre stato così ribelle. Non ti ci vedo incatenato a Teresa la vicina di casa”.
Faccio dei discorsi da completa ubriaca e rido per qualsiasi cosa.
Mi siedo vicino a Giancarlo, il vecchio secchione della classe, ma nulla…non mi parlava insieme a scuola e non lo fa nemmeno adesso. Osservo Luca da lontano: sono sempre stata innamorata di lui ma pensavo di averlo dimenticato.
Invece no, l’amore per lui era solo nascosto e stasera è tornato come un fulmine a ciel sereno.
Mi guarda anche lui, ci sorridiamo.
Uno dei compagni di classe chiede al DJ di mettere la nostra canzone e quando le prime note cominciano a suonare, lo sguardo di intesa tra me e Luca è decisamente diverso e complice.
Si avvicina sorridendo e mi fa cenno di raggiungerlo per ballare. Accetto… aspetto questo momento da troppi anni e sono troppo ubriaca per fare un ragionamento logico.
Luca: “ La nostra canzone, Stella. Non l’ho mai dimenticata”.
Io: “Non pensiamoci Luca. Non voglio tornare indietro con i pensieri e con i ricordi”.
Luca: “Invece voglio chiederti scusa. Mi dispiace per aver rovinato tutto, ma ero veramente convinto di essere innamorato di Sandra. Non lo so… mi dispiace così tanto”.
Io: “Luca, sono passati tantissimi anni, non importa. Ognuno di noi ha la propria vita e chi ci pensa più?”
Luca: “Io… tutti i giorni. Penso a te tutti i santi giorni. Sono venuto a questa ridicola rimpatriata perché speravo tu ci fossi”.
Io: “Non volevo venire a questa stupida rimpatriata per paura che tu ci fossi”.
Ed eccoci lì, come tanti anni fa, occhi negli occhi. Quegli stessi occhi che si erano promessi amore ed una vita insieme. Quegli stessi occhi che un giorno mi hanno spezzato il cuore.
Il nostro sguardo (e quasi bacio) è stato interrotto da un annuncio per un brindisi e per un video con tutte le foto che avevamo fatto sia in classe che in gita.
In ogni maledetta foto che scorreva sullo schermo, io e Luca eravamo insieme.
In ogni maledetta gita o uscita, io e Luca eravamo mano nella mano, felici.
In ogni maledetta foto rubata in classe, io e Luca eravamo vicini.
Presa da un momento di sconforto mi sono allontanata per andare in bagno: l’ansia mi sta divorando nuovamente. Dovevo andarmene da quel posto il più in fretta possibile.
Esco dal bagno ma vengo di nuovo presa in ostaggio da Anna: “Stella vieni è il momento della super torta!”
Io: “Anna, fammi andare via per favore…è tardi”.
Anna: “Non mi interessa. Ci ho messo un anno per organizzare questa festa ed una settimana per fare una torta decente. Come minimo te ne mangi una fetta!”
Non posso proprio andarmene, vengo presa in ostaggio da un’Anna isterica e da una torta cioccolato e panna montata che ha come decorazione la foto di gruppo di quinta, dove naturalmente io e Luca siamo maledettamente insieme e felici. Prendo la torta con una mano e con l’altra un bicchiere di vino bianco; mi siedo – da sola – su uno degli scalini del salone e cerco di mangiare il più velocemente possibile. Una volta finita la torta e bevuto l’ultimo goccio di vino, senza farmi vedere da nessuno raggiungo il guardaroba, prendo il cappotto ed esco dalla sala.
Mentre sto per chiamare un taxi:
Luca: “Stella, non puoi andare via così…”
Io: Sì, che posso. Lasciami stare e lasciami andare.”
Luca: “Facciamo una passeggiata insieme?”
Torino a fine settembre ha dei colori e profumi delicati, uniti alla bellezza del borgo Medievale del Valentino rendono la serata magica.
Essere con Luca proprio qui mi infastidisce e rende felice nello stesso momento. Non potevo immaginarmi lontana da lui ma non potevo immaginarmi nuovamente vicina a lui.
Luca: “Rivederti stasera mi ha confermato quello che ho sempre pensato. Noi siamo fatti per stare insieme”.
Io: “Se tu non avessi rovinato tutto, adesso non saremo qui a parlarne. Luca, lasciami andare una volta per tutte”.
Luca: “Domani mattina parto per Londra. Ti aspetto all’aeroporto per cominciare una vita insieme”.
Mi abbraccia, mi bacia: mi bacia come quel giorno di tanti anni fa. Quel giorno in cui ho consegnato il mio cuore a lui.
Mi giro e me ne vado verso l’albergo, da sola. Mi rendo conto di non aver salutato nessuno alla festa, di essere andata via con lui e di aver sicuramente scatenato altri pettegolezzi ed altre situazioni imbarazzanti.
Arrivo in albergo e l’unica cosa che desidero è farmi una doccia bollente e mettermi a dormire. Domani sarei tornata alla mia vita di sempre?
La sveglia delle 6 mi fa ritornare tra i vivi. Mi vesto e preparo la valigia.
Scendo nella Hall e chiedo che venga chiamato un taxi, nel mentre vado a fare un’abbondante colazione.Colazione condita da immagini, pensieri, ricordi e decisioni da prendere: torno a Bologna o vado a Londra con Luca, come ho sempre desiderato?
Non ho più tempo, il taxi è fuori per me.
Una volta salita, sorrido e chiedo di essere accompagnata all’aeroporto.
La città al mattino presto è silenziosa, fredda ed i colori di ieri notte sembrano svaniti nel nulla; faccio due chiacchiere senza senso con il simpatico tassista Franco.
Una volta arrivata all’aeroporto, scendo dal Taxi e prendo la mia valigia, entrando nella sezione “partenze” ad attendere che la mia nuova vita entri dalle porte girevoli da un momento all’altro.
Mi concedo un cappuccino al bar, mi siedo ed aspetto.
Ecco, appunto, aspetto.
Sono anni che aspetto Luca. Sono anni che non vivo la mia vita perché incatenata a quel ricordo ed a quella voglia di stare con lui, a Londra.
Ho 35 anni e non posso fare lo stesso errore, non posso permettere a Luca di comandare nuovamente la mia vita. Prendo la mia valigia e corro in fretta fuori dall’aeroporto, cercando con ansia un taxi come se fossi ricercata dalla polizia.
Salgo di corsa e con voce ferma e decisa: “Alla stazione! Alla stazione!”
Mentre il taxi va via, vedo Luca fermo davanti alle porte girevoli, che cerca qualcosa… che cerca me.
Un senso di vuoto mi pervade, tanto da voler fermare il taxi sulla quale sono seduta, scendere ed abbracciarlo. Voglio troppo bene a me stessa, così mi giro dall’altra parte e aspetto di raggiungere la stazione dei treni.
A Londra ci sarei andata in vacanza, da sola!
Una volta arrivata alla Stazione, salgo velocemente sul treno per Bologna che stava per partire.
Adesso comincia la mia nuova vita.
Avevo fatto bene ad andare alla rimpatriata di classe, mi era servito per capire che l’unica cosa della quale avessi bisogno non fosse Luca… ma di una vita mia.
Mi siedo vicino al finestrino e mi rilasso, aspettando di arrivare a Bologna, sorridendo.
Alla fermata d’obbligo, si siede vicino a me un ragazzo che mi sorride e mi chiede: “Mi scusi, per caso lei va a Bologna?”
Io: “Sì, ci abito!”
Ragazzo: “Oh meno male, sto andando lì per lavoro e non conosco nulla, neanche come uscire dalla stazione. Mi chiamo Davide, piacere”.
Io: “Mi chiamo Stella…”.